Rose
Tra spine e fiori: le rose del Parco Nazionale della Maiella
Il genere Rosa L. raggruppa 280 specie native dell’emisfero settentrionale. Alcune sono rare o localizzate come R. montana e R. gallica, altre comunissime.“NON C’E’ ROSA SENZA SPINE”
È un detto che accomuna tutte le rose selvatiche, o quasi. Infatti, tutte le specie hanno gli aculei, più o meno robusti, tranne R. pendulina. Si tratta di una rosa rara nel Parco, dai fiori rosso vivo, che si caratterizza per avere il “cinorrodo” (comunemente e impropriamente chiamato "bacca") a forma di anfora, pendulo. Il cinorrodo è il falso frutto tipico delle rose, “falso” in quanto originato dal ricettacolo fiorale, al cui interno sono contenuti i veri frutti, detti “nucule”, cioè piccole noci.
Tutte le rose del Parco hanno un habitus arbustivo. Il portamento è per lo più scandente, cioè eretto ma ripiegantesi verso il basso; può essere anche prostrato, come accade in R. gallica, o sarmentoso, cioè "a spalliera" mediante l'aggrapparsi agli alberi con gli aculei come il caso di R. sempervirens, l'unica sempreverde tra le nostre rose.
Tutte le rose hanno fiori singoli tranne R. multiflora. L’impollinazione è entomofila cioè ad opera di insetti, soprattutto api, mentre la dispersione dei semi è endozoocora, cioè ad opera di mammiferi e uccelli che mangiano i cinorrodi e poi depositano i semi altrove.
Nel settore si possono osservare diverse specie di rose spontanee riprodotte da seme, come ad esempio R. pouzinii, R. spinossisima e R. gallica.
Uno spazio è dedicato alle rose dimenticate della nostra regione. Si tratta di rose coltivate “antiche”, cioè datate fino a metà del secolo scorso, ibridi naturali o ottenuti artificialmente, con una caratteristica comune: una sola fioritura durante l'anno. Sono rose molto profumate, spesso ibridi di R. damascena o R. gallica. Poiché la loro identificazione è spesso assai difficile, sono state chiamate con il nome del luogo di ritrovamento.
È un detto che accomuna tutte le rose selvatiche, o quasi. Infatti, tutte le specie hanno gli aculei, più o meno robusti, tranne R. pendulina. Si tratta di una rosa rara nel Parco, dai fiori rosso vivo, che si caratterizza per avere il “cinorrodo” (comunemente e impropriamente chiamato "bacca") a forma di anfora, pendulo. Il cinorrodo è il falso frutto tipico delle rose, “falso” in quanto originato dal ricettacolo fiorale, al cui interno sono contenuti i veri frutti, detti “nucule”, cioè piccole noci.
Tutte le rose del Parco hanno un habitus arbustivo. Il portamento è per lo più scandente, cioè eretto ma ripiegantesi verso il basso; può essere anche prostrato, come accade in R. gallica, o sarmentoso, cioè "a spalliera" mediante l'aggrapparsi agli alberi con gli aculei come il caso di R. sempervirens, l'unica sempreverde tra le nostre rose.
Tutte le rose hanno fiori singoli tranne R. multiflora. L’impollinazione è entomofila cioè ad opera di insetti, soprattutto api, mentre la dispersione dei semi è endozoocora, cioè ad opera di mammiferi e uccelli che mangiano i cinorrodi e poi depositano i semi altrove.
Nel settore si possono osservare diverse specie di rose spontanee riprodotte da seme, come ad esempio R. pouzinii, R. spinossisima e R. gallica.
Uno spazio è dedicato alle rose dimenticate della nostra regione. Si tratta di rose coltivate “antiche”, cioè datate fino a metà del secolo scorso, ibridi naturali o ottenuti artificialmente, con una caratteristica comune: una sola fioritura durante l'anno. Sono rose molto profumate, spesso ibridi di R. damascena o R. gallica. Poiché la loro identificazione è spesso assai difficile, sono state chiamate con il nome del luogo di ritrovamento.
L'enigma dei cinque fratelli della Rosa canina
Quinque sumus fratres, et eodem tempore nati
Sunt duo barbati, duo sunt barba absque creati
Unus et quinque non est barbatus utrinque.
Sunt duo barbati, duo sunt barba absque creati
Unus et quinque non est barbatus utrinque.
Siamo cinque fratelli, nati nello stesso momento
Due sono barbuti e due senza barba
Uno, il quinto, non è barbato su entrambi i lati.
Due sono barbuti e due senza barba
Uno, il quinto, non è barbato su entrambi i lati.
I cinque sepali delle specie del gruppo di R. canina sono molto particolari: due hanno delle “frange” sui margini, altri due ne sono sprovvisti, e uno ha un margine con le frange e uno senza. Quando il fiore è in bocciolo, si vedono solo i margini sfrangiati, perché quelli interi rimangono nascosti verso l'interno.



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