02 Novembre 2024
Un Parco di Montagna affacciato sul Mare

L'avifauna rupestre, monitoraggio e conservazione

Progetto editoriale con la collaborazione del fotografo Bruno D'Amicis
Il mondo verticale della roccia, delle rupi e delle pareti discrimina impassibilmente chi riesce a viverci e chi no. Là, dove i superbi zoccoli dei camosci e le radici dei lecci non trovano più appoggio, solo chi si fa beffa della gravità e sa cavalcare l'aria può concedersi di condurre un'esistenza.

Le abbaglianti falesie calcaree d'Appennino diventano il regno indiscusso dei figli del vento Diverse specie di uccelli si sono evolute per vivere in questi ambienti inaccessibili, che, però, offrono allo stesso tempo opportunità e protezione da nemici e competitori.

Le valli, le forre e le gole della Maiella risuonano dei versi dei gracchi corallini ed alpini, che rappresentano la tipica colonna sonora dell'Appennino montano. Due specie solo all'apparenza simili, i gracchi hanno infatti nicchie ecologiche molto diverse. Il corallino, dal lungo becco ricurvo rosso-corallo appunto è prevalentemente un insettivoro e legato alle montagne meridionali e in genere ad altitudini minori. L'alpino invece, dal becco giallo e corto, ha gusti molto più eclettici ed è uno specialista dell'alta quota. Lo si può osservare infatti anche ad altitudini molto elevate in tutte le catene montuose principali del Paelartico, tra cui il Caucaso e l'Himalaya. Con oltre 200 coppie di gracchio corallino e un centinaio di alpino, la Maiella ospita alcune delle popolazioni più importanti nel nostro Paese. Dopo una lunga assenza, da alcuni anni, sulla Maiella è tornato finalmente a nidificare anche un altro splendido corvide. Presente con una dozzina di coppie, il corvo imperiale riempie i cieli del Parco con la sua grande sagoma nera e il rauco richiamo.
Seguiamo i tecnici del Parco Nazionale durante una giornata di monitoraggio delle coppie di aquila reale della Maiella.
Le falesie, però, sono per definizione il regno dei rapaci. Su tutti, la “regina” degli uccelli: l'aquila reale, il rapace più grande della Maiella, che nidifica nei valloni più selvaggi del massiccio, in falesie poste alla base dei suoi territori di caccia, dove plana in cerca di lepri, coturnici e, talvolta, anche piccoli di camoscio.

Nel Parco nidificano regolarmente 4 coppie di aquile, in due valloni della Maiella orientale, nella Valle dell'Orfento e sul Morrone.

Mentre di altre due coppie territoriali, la riproduzione non è mai stata accertata. La specie viene monitorata regolarmente dai tecnici del Parco, che, ogni anno, agli inizi della primavera, controllano a distanza i siti noti di riproduzione per accertarne la nidificazione e, nei mesi a seguire, il successo riproduttivo.
Un falco pellegrino adulto sorvola le falesie al tramonto.
Anche i falchi non mancano e il più frequente è il piccolo gheppio, diffuso su tutto il territorio e noto per il suo volo statico definito “a spirito santo”. Sulla Maiella vive anche il falco pellegrino, presente con una ventina di coppie nelle valli principali del Massiccio, dove si può assistere alle sue velocissime picchiate. Una delle sue prede d'elezione è il piccione selvatico, ancora presente in due valloni del Parco. Invece, poco si sa oggi del falco lanario, un tempo presente con almeno 4 coppie riproduttive in tutti i settori del Parco, ma ora praticamente scomparso. Una situazione, questa della Maiella, che è in linea con il drammatico trend negativo della specie nel resto Italia, dove il processo di estinzione di questa meravigliosa specie sembra purtroppo irreversibile.
Ancora più difficile per gli zoologi della Maiella è registrare dati certi su un altra specie misteriosa e molto elusiva, un vero fantasma delle gole rocciose appenniniche. Il maestoso gufo reale, il più grande rapace notturno europeo, è presente in almeno tre aree del Parco, dove, con moltissima fortuna, alla fine dell'inverno se ne può ascoltare il profondo e cupo richiamo.

Con l'arrivo della bella stagione, le austere pareti calcaree si riempiono dei voli e dei richiami dei rondoni maggiori e rondini montane.

A differenza dei loro cugini, per così dire, più “urbanizzati”, ovvero che utilizzano strutture ed edifici antropici per nidificare, queste due specie sono profondamente legate ad ambienti naturali. I primi, molto più grandi dei rondoni comuni, sono meravigliosi uccelli dalle lunghe ali a falce e caratteristiche gola e ventre bianchi. Sulla Maiella se ne conoscono tre colonie, ciascuna di poche decine di coppie. Questi uccelli arrivano agli inizi della primavera, per nidificare nelle sottili fenditure e nei camini di roccia. Conclusasi la stagione riproduttiva, a fine estate, i rondoni ripartono per i quartieri di svernamento in Africa. Le piccole rondini montane, invece, non migrano verso altri continenti, ma scendono semplicemente di quota durante la stagione meno favorevole, per tornare a frequentare i loro ambienti di nidificazione già alla fine dell'inverno.
Rondoni maggiori, rondini montane e il coloratissimo picchio muraiolo sono tra le specie meno note, ma più preziose dell'avifauna rupestre della Maiella.
È un'esperienza meravigliosa affacciarsi dall'alto su un profondo vallone della Maiella, come, ad esempio, dal Balzolo di Pennapiedimonte, per ammirare le acrobazie aeree delle piccole rondini, le quali non mostrano particolare timore nei confronti della nostra specie e possono sfrecciare a pochi metri dalle persone. A volte, le rondini si radunano in piccoli gruppi e i loro voli sfrenati sembrano ricordare i guizzi di piccoli pesci immersi in un mondo liquido. Proprio in queste occasioni, cioè quando si osservano con molta attenzione gli ambienti rocciosi della Maiella, può anche capitare di cogliere un movimento repentino tra le rocce e un paio di ali rosse, nere e bianche battere rapide come quelle di una grande farfalla. Si tratta del coloratissimo picchio muraiolo, una delle specie più rare e straordinarie della nostra fauna e vero specialista della verticalità, che riassume in sé tutto il fascino della Maiella rupestre.

Il Blockhaus

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Il monitoraggio del camoscio

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